ROMA REGINA VIARUM: DIES NATALIS 2777 a.V.c.
Celebrando il Natale di Roma scattando in medio formato a colori
Quest'anno la domenica dedicata alle celebrazioni cadeva proprio il 21 Aprile.
Le condizioni metereologiche altalenanti di questo insolito Aprile hanno regalato una giornata fresca e una luce limpida e brillante.
Foto: Valter Ventrone
Quale migliore occasione per sfruttare tutta l'esuberanza della Fujifilm GFX 100 e dei sui raw a colori a 16bit.
Sempre però rispettando la solita regola: una macchina fotografica, un obiettivo e niente più.
Regola che è stata rispettata anche dai partecipanti dei corsi della Scuola di Fotografia FotoLight che hanno avuto l'occasione di mettere in pratica tutto ciò che hanno imparato durante questo anno accademico.
Batterie cariche, Fujifilm GF 55mm f/1.7 R WR montato, Provia selezionata, iniziamo a scattare.
Le celebrazioni sono durate 4 giorni ma il mio reportage riguarda
unicamente il giorno del corteo storico.
I numeri di questo evento sono impressionanti. Riporto una stima di massima solo per rendere l'idea dell'imponenza di tale evento.
PARTECIPANTI RIEVOCATORI: 2.000.
72 ASSOCIAZIONI PROVENIENTI DALLA:
SPAGNA, FRANCIA, ALBANIA, GRAN BRETAGNA, BELGIO, GERMANIA, SVIZZERA, AUSTRIA, UNGHERIA, POLONIA, REP. CECA, ROMANIA, BULGARIA, GRECIA E ITALIA.
PRESENZA DI PUBBLICO:
CIRCO MASSIMO CIRCA 40.000
LUNGO IL PERCORSO DELLA SFILATA LA PRESENZA MEDIA NEGLI ANNI È STATA DI 350.000 SPETTATORI.
Riporto un estratto di un approfondimento che potrete trovare per esteso sulle pagine del Gruppo Storico Romano (https://www.natalidiroma.it/programma).
Ricordiamoci sempre che sempre bello imbracciare la nostra macchina fotografica per scattare qualcosa di interessante. Ma è sicuramente meglio essere consapevoli di quello che stiamo fotografando.
Le
strade dei Romani, le “consolari”, sono considerate tra le
realizzazioni più gloriose e durature di Roma Antica. Vi furono circa
100.000 Km di strade lastricate e sicure ed altri 150.000 Km di strade
in terra battuta, ma sufficientemente larghe e adatte per i carri. La
larghezza di ogni strada era di circa 5 metri, in modo che potessero
affiancarsi, senza danno, due carri. I primi costruttori di strade sul
suolo italico furono però gli Etruschi. La via Clodia ricalcò almeno in
parte un'importante percorso etrusco che collegava Caere (Cerveteri) a
Volsini novii (Bolsena), e la via Cassia, da Roma a Cortona fu prima
etrusca, e così la via Aurelia che costeggiava il Tirreno. Gli Etruschi
si limitarono però a usare un tufo compatto, mentre i Romani usarono la
selce, molto più dura e resistente, il cosiddetto basolato romano.
Esistevano
presso i Romani vari tipi di strade, dalle strade di tronchi, alle
strade scavate nel tufo come fecero gli etruschi (ma che i Romani poi
ripavimentarono), alle strade pavimentate in acciottolato (galeratum),
alle strade in basolato romano, le più resistenti in assoluto. Con il
nome di vie, Viae, venivano indicate le strade extraurbane che partivano
da Roma, mentre le strade, Strata, (cioè fatte a strati) erano quelle
all'interno di un centro abitato.
Le strade dovevano
durare a lungo e la loro costruzione, eseguite da soldati se in
territorio straniero, era molto accurata. Moltissime strade, in Italia,
Europa, Africa e Oriente sono ancora usate seguendo il percorso
originale: solo le grandi autostrade, costruite nel XX secolo, scelta
obbligata per l'aumento esponenziale del traffico, hanno permesso una
mobilità maggiore, ridimensionando le grandi consolari a smaltire il
traffico locale.
Costruite principalmente per scopi militari, consentivano un veloce spostamento di truppe e di merci tra posti lontanissimi tra loro, contribuendo anche, al notevole sviluppo del commercio così importante all'economia di Roma. La mobilità delle truppe era uno dei punti di forza dell'esercito romano; man mano che avanzavano conquistando nuovi territori, costruivano strade: il legionario romano non era solo un soldato ma un costruttore di strade, di ponti e di gallerie, in base alle conoscenze specifiche che aveva.
Ai 100.000 km di strade lastricate al tempo della massima
espansione dell'Impero, va sommata una miriade di strade secondarie e
diverticoli non lastricati: si calcola che il totale della rete stradale
doveva raggiungere una estensione totale di oltre 200.000 km.
I Romani
distinguevano:
- la via, dove si poteva transitare con i carri, quindi che permetteva il transito di due carri contemporanei in senso opposto (da qui il termine carreggiata).
- l'actus, dove si poteva transitare solo a piedi o a cavallo, largo circa la metà della via, dall'iter, dove si poteva andare a piedi o in lettiga ma senza usare animali.
- la semita poi era una semi-iter, più piccola.
- il callis una stradina tra i monti.
- la trames era la via traversa di un'altra via.
- il diverticulum una strada che si staccava dalla consolare per arrivare a una località.
- bivi, trivi e quadrivi per gli incroci di strade. Si dividevano poi in: strade pubbliche, dette pretorie e consolari, a seconda se costruite da un pretore o un console strade private dette agrarie.
Si
ritiene che i romani abbiano ereditato l'arte di costruire le strade
dagli Etruschi, migliorando il metodo e i materiali. In effetti diverse
strade romane ricalcarono le strade etrusche, ad esempio la Via Flaminia
attraverso l'ager veientanus e faliscus, o dei tratti della Claudia
scavata nel tufo e ripavimentata poi dai romani, o la strada di Pietra
Pertusa che collegava Veio con il Tevere, o tratti dell'Aurelia che
segue la costa tirrenica fino a Pisa, o della Cassia, Armerina e
Flaminia.
Auguri Roma, Regina Viarum
Foto scattate in RAW 16 bite sviluppate con Adobe Lightroom Classic v. 13.2 e Nik 6 Color Efex.